Giovedì 19 Aprile 2007 - Family Day: intervista all’Avv. Andrea Speciale

Del Forum delle Associazioni familiari di Ancona-Osimo

In attesa del Family Day del 12 Maggio, abbiamo colto l'occasione per dare voce ad uno dei sostenitori dell'iniziativa nella nostra regione, l'Avv. Andrea Speciale.


Perché questa manifestazione nazionale?

In realtà il motivo è scritto nel documento predisposto (fare click qui per scaricare il documento e qui per il manifesto del Family Day). Sarà una manifestazione di sostegno della famiglia. Abbiamo notato come la discussione in materie di politiche familiari si stesse restringendo troppo attorno ai DICO: a fronte, dunque, di una polarizzazione del dibattito sul fronte del sì o no alle convivenze, si ritiene necessario porre attenzione piuttosto sulla famiglia, per creare apertura e sostegno nei suoi confronti, come previsto dalla Costituzione.
Nel nostro ordinamento giuridico le disposizioni della Carta Costituzionale non hanno ancora avuto piena attuazione. Lo stesso presidente Ciampi, all’inizio del suo mandato, aveva sottolineato ed avvertito questo fenomeno, parlando di “progetto costituzionale inattuato”. Attualmente non possediamo una normativa che dia piena realizzazione al dettato costituzionale in materia di famiglia: questo potrebbe essere il momento opportuno per farlo.

Il Forum delle Associazioni Familiari ormai da più di dieci anni si batte per una concreta realizzazione della famiglia. Ora si chiede agli stessi nuclei familiari di farsi sentire, di partecipare. E’ nata questa festa, termine più appropriato di “manifestazione”, di genitori e figli che chiedono attenzione, che vogliono “prendere la parola”.
Sui media si raccontano le storie di famiglie che non funzionano, ogni giorno, con tragedie o esperienze fallite. Si tratta, però, di una minoranza. La maggior parte delle nostre famiglie funziona, tutti sono accolti e si impara il rispetto reciproco: è ora, dunque, di prendere in considerazione anche la loro voce, non perché chiedano aiuto o assistenza, ma perché venga loro concessa una politica che ne riconosca il ruolo, a partire da una corretta applicazione del principio di sussidiarietà. Prima viene la persona, poi l’organizzazione statale.

I DICO, in realtà, non c’entrano molto. Si vuole porre l’attenzione sul fatto che in questo periodo storico si sia ripreso a parlare molto di famiglia, seppur in maniera indiretta e negativa. Ci sono anche delle prese di posizione che dimostrano e confermano come la famiglia sia poco considerata, ad esempio in ambito fiscale. La nostra politica penalizza chi ha a carico i familiari: con l’ultima finanziaria si sono abbandonate le deduzioni e sono state reintrodotte le detrazioni. Questo ha comportato un aumento dell’imponibile su cui si pagano anche le addizionali locali: chi ha figli ha subito un aumento della tassazione. Il saldo netto per le famiglie è assolutamente negativo. E’ aumentata l’imposizione, perché sono soggette a tassazione anche le spese che si sostengono per i figli a carico.


Che cosa si porta andando a Roma? Qual è l'obiettivo di ogni famiglia?

Noi portiamo a Roma una società in cui ancora il soggetto famiglia “regge”. Noi portiamo l’esperienza di una regione in cui il Forum Regionale esiste dal 1997, e il Forum Provinciale di Pesaro da oltre 10 anni, e in cui l’esperienza delle associazioni familiari che lavorano insieme è sentita, reale, effettiva. Portiamo a Roma questa “capacità” delle nostre famiglie di associarsi e di confrontarsi con le istituzioni per cercare di migliorare la propria vita. L’obiettivo è e deve essere il veder riconosciuto il proprio ruolo sociale.
Riferiamoci ad esempio al problema del bullismo: ieri il Procuratore del Tribunale per i minorenni, ha detto che, se non c’è collaborazione tra tribunale, comuni, servizi sociali e scuole, non si potrà trovare una soluzione. E’ la famiglia che deve intervenire. Il primo segnale di disagio emerge in famiglia, che è la prima a percepirlo. Se si pensa di risolvere il problema solo con il controllo delle istituzioni non si arriverà mai a niente di concreto. Solo coinvolgendo le famiglie ci sarà una presa di coscienza del problema.
Questo vale anche per altri ambiti, come i disabili, le questioni legate alla prima infanzia, agli anziani. Occorrono strutture che sappiano rispondere alle esigenze delle famiglie. La famiglia desidera essere riconosciuta nel suo ruolo sociale e coinvolta nella vita della collettività.


Perché un movimento di massa? Non si è già detto a sufficienza?

No, non si è parlato a sufficienza. Questa materia non è ancora un patrimonio condiviso di tutti nostri politici, che non hanno chiaro cosa significhi “fare politica familiare”. La convinzione è che la famiglia ci sia, esista, la si dà per scontata. La realtà, invece, ci mostra come nei giovani molti punti fermi si stiano perdendo: per questo serve un’attenzione particolare, un’inversione di tendenza. Il rischio di un disorientamento dei ragazzi è forte. Bisogna fare in modo che questi temi siano patrimonio comune.


Qual è il ruolo della Chiesa in tutto questo?

Il ruolo della Chiesa per ora è corretto e positivo. Agendo nell’interesse dell’uomo, si è resa conto della situazione di urgenza che riguarda il futuro della nostra società. Ha lanciato un segnale di attenzione, si è posta al servizio di chi cerca di intervenire e reagire allo stato attuale delle cose. Ciò che la Chiesa sta facendo - si pensi ad esempio all’esortazione Familiaris consortio di Giovanni Paolo II (fare click qui per visualizzare il testo) - è importante e bisogna esserle grati. La Chiesa ha compreso la sua “drammaticità” di questo momento storico, perché probabilmente ci troviamo quasi ad un punto di non ritorno, con il rischio che la nostra società “perda” le famiglie, e quindi il suo collante primo e fondamentale. Laddove il ruolo della famiglia è stato distorto o soppresso, come ad esempio in certe dittature del passato, la società si è ritrovata priva di punti di riferimento.
Senza famiglia, la società non crea persone, ma individui, egoisti, i quali, piuttosto che all’apertura nei confronti degli altri ed alla condivisione, guardano soltanto ai propri desideri.


Intervista di don Dino Cecconi e Davide Galuppo


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